giovedì 19 gennaio 2017

RECENSIONE DI "PASTORALE AMERICANA" DI PHILIP ROTH


Pastorale Americana è uno dei romanzi più importanti e forti di Philip Roth. Per questo romanzo Roth nel 1997 ha vinto il Premio Pulitzer. 
Nel 2016 ne è stato tratto l'omonimo film che ha segnato l'esordio alla regia di Ewan McGregor.

Il romanzo si divide in tre parti: Paradiso ricordato, La caduta, Paradiso perduto.
Nella prima parte c'è l'Io narrante, un vecchio amico del fratello dello Svedese, che ricorda le gesta del suo eroe e così ci presenta il personaggio. Egli scopre che Seymour Levov non ha avuto la vita perfetta che gli attribuiva erroneamente e così dà il via al racconto della vicenda centrale.
Nella seconda parte scopriamo il dramma della famiglia Levov, le difficoltà di Merry, l'attentato che ha distrutto la famiglia apparentemente felice e la fuga.
Nella terza parte Seymour prende finalmente consapevolezza della realtà delle cose, di come si è ridotta l'amata figlia e dei tradimenti e delle menzogne che hanno riempito la sua vita.

Il contesto storico nel quale si svolge la vicenda è molto ampio. Si parte dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando Seymour è ancora un ragazzo, per arrivare al Watergate, passando per la guerra in Vietnam e le contestazioni giovanili. 
Attraverso le vicende l'autore ci presenta con accuratezza gli effetti che ebbero questi eventi drammatici sulle vite e sulle coscienze degli americani. 

Attraverso la storia della famiglia Levov, Roth distrugge il sogno americano mostrando quanto sia scollegato dalla realtà fluida e dura degli Stati Uniti.
La famiglia Levov è il simbolo del sogno americano. Lou è l'emblema del self-made man, un uomo che è partito dal confezionamento di guanti ed è arrivato a costruire una grande azienda. Suo figlio Seymour (detto "Svedese") è stato un atleta formidabile al liceo, imbattibile in ogni sport praticato, ha poi sposato Miss New Jersey ed ha preso la guida dell'azienda paterna, gestendola in modo esemplare. 
Protagonista principale è Seymour, che nella prima parte del romanzo ci viene introdotto e fatto conoscere dall'autore che narra in prima persona. Lui vive il sogno americano e lo realizza in tutto, compra una grande e bella casa in campagna e con la sua bellissima moglie ha una figlia, Merry. La realtà però travolge la sua vita tranquilla come un fiume in piena, lo Svedese vede così i suoi sogni spazzati via e si rivela assolutamente non in grado di fronteggiarli. Merry infatti è balbuziente, una piccola insignificante macchia sull'immagine della famiglia perfetta, ma la cosa peggiore le avviene da adolescente, quando viene sedotta dalle proteste violente contro la guerra in Vietnam e finisce per compiere un attentato nella sua piccola città, per poi fuggire di casa. Questa tragedia mina profondamente la serenità in casa Levov e costringe Seymour a fronteggiare situazioni che nel suo microcosmo non avrebbe mai voluto che entrassero. Il dramma e una serie di circostanze costringono alla fine Seymour Levov ad aprire gli occhi, così scopre che tutte le persone che fanno parte della sua vita gli mentono o gli hanno mentito, lo tradiscono, sono molto più meschine di quanto potessero apparire. Emblematico è il finale del romanzo: durante una cena a casa del figlio, Lou Levov viene aggredito da una vicina alcolizzata di Seymour e, mentre viene curato, la cinica Marcia ride a crepapelle delle disgrazie di una famiglia la cui apparente perfezione si sta sgretolando. Il sogno americano va in pezzi.

La chiave del romanzo è sicuramente il personaggio di Seymour Levov. Come già detto, egli è l'incarnazione perfetta del sogno americano: ottimo atleta giovanile, marito di una reginetta di bellezza, dirigente di successo dell'azienda paterna. Il protagonista sente come suo il sogno americano e fa di tutto per costruirsi la vita perfetta, compra una bellissima casa in campagna ed è sempre molto accondiscendente ed affettuoso sia con la moglie che con la figlia. 
Lo Svedese ha la tendenza a non contrariare mai nessuno, cerca sempre di accontentare tutti, spesso anche mettendo sé stesso in secondo piano. Anche quando sua figlia gli porta la guerra in casa, non procede mai ad un'azione decisa e drastica, cerca in ogni modo di non nuocere né alla figlia né agli altri membri della famiglia. Questo suo modo di fare si rivela però un'arma a doppio taglio, infatti la mancanza di azione lo porta a non riavere più sua figlia e ad accettare passivamente il disfacimento della sua famiglia. Quando alla fine del romanzo scopre che tutti quelli che gli sono intorno, che lui più o meno ha sempre stimato o amato, gli hanno mentito o in qualche modo lo tradiscono, non compie alcuna azione, rimugina e ci pensa su, ma anche di fronte alla sconcertante scoperta di amare verità rimane assolutamente passivo. Questo suo atteggiamento gli è sempre valso l'odio del fratello, personaggio molto più impulsivo e irrequieto, che alla fine gli suggerisce invano di riprendersi sua figlia Merry con la forza.

La scrittura con cui Roth ha costruito questo romanzo è forte, narra gli eventi e poi squarcia i personaggi per mostrare al lettore tutte le emozioni che questi hanno provocato in loro, non trascurando anche quelle riflessioni e quegli stati d'animo apparentemente poco importanti. La caratterizzazione dei personaggi è magistrale tanto che anche alle comparse non è possibile restare indifferenti, o si amano o si odiano. L'unica pecca del romanzo è, a mio parere, la tendenza a diventare un po' prolisso. A causa di questa volontà dell'autore di portare alla luce ogni molecola dell'animo dei personaggi, a tratti la narrazione diventa un po' pesante. Si tratta però di un romanzo che vale la pena leggere, porta infatti a conoscere e riflettere su una storia che tutti conosciamo in modo troppo superficiale.

Francesco Abate

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