domenica 2 aprile 2017

VI SPIEGO COME MAI HO SCRITTO UN ROMANZO SUI SOLDI


A più di un anno dalla pubblicazione de Il prezzo della vita, guardando un po' le vicende del mondo e quello che gli altri scrivono, mi sono chiesto come mai io abbia deciso di scrivere proprio riguardo il denaro ed il suo potere. Avrei potuto scrivere qualcosa riguardo al dramma dei migranti, o qualcosa sui femminicidi, un romanzo d'amore oppure un fantasy. Avrei potuto riempire il romanzo di retorica e di frasi a effetto. Avrei potuto fare come fanno tanti, cavalcare un tema di moda o lavorare su un collage di frasi poetiche, avrei così conquistato quell'ampia fetta di lettori in cerca solo di frasi da condividere sui social e disinteressati ai contenuti. Purtroppo io non sono così. Io amo cercare di produrre riflessioni su tutti i temi, ma un romanzo posso scriverlo soltanto quando sento di avere qualcosa di importante da dire su un argomento che mi sta a cuore. 
Quando nel 2011 scrissi questo romanzo, stavo sperimentando in prima persona il peso eccessivo che i soldi hanno oggi sulla vita di una persona. Molti di noi oggi sono lavoratori precari, quindi sperimentiamo di continuo i danni che arreca alla nostra vita sociale (e di riflesso, al nostro benessere) la mancanza di denaro. Paradossalmente di questo problema si accorge di più chi vive una vita lavorativa intermittente, ed oscilla tra periodi di relativo benessere e periodi a reddito zero, che i disoccupati cronici. Ovviamente i problemi economici più gravi li ha chi vive in uno stato di perenne disoccupazione, ma quest'ultimo patisce anche i problemi derivanti dalla povertà con un'intensità continua, mentre il lavoratore precario passa da periodi relativamente buoni (in cui magari si può concedere anche il lusso di cinque giorni di vacanza fuori città) a periodi neri e questi ultimi li percepisce in maniera più forte, abituato alla condizione perduta.
Può sembrare che io parli a vanvera, ma non è così. I soldi nacquero come misura del valore per favorire gli scambi, oggi invece sono valore e basta. Il denaro è unità di misura non solo del valore delle merci, ma di tutto ciò che c'è nel mondo, anche della vita. Oggi la ricerca della ricchezza è diventata molto più importante della ricerca della felicità, per questo la seconda ha perso valore rispetto la prima e la vita intera dell'individuo vale molto poco. Quando un datore di lavoro vi propone una paga oraria da fame, state sperimentando in prima persona la svalutazione della vostra vita. Anzi, in realtà la sperimentate quando accettate la paga da fame. Il tempo è un pezzo della vostra esistenza, un pezzo che potreste impiegare per essere felici, per coltivare una passione, curare la famiglia o la salute. Il mercato del lavoro oggi ci dice che un pezzo della nostra vita vale briciole, quindi la nostra felicità, la nostra salute e tutto ciò che ci riguarda hanno un valore risibile. Al rovescio, ci suggerisce che il funzionamento dell'attività lavorativa, quindi l'azienda, vale migliaia di volte più della nostra vita. In parole povere, arricchire il padrone è più importante di vivere bene. Così chi ha solo il lavoro da offrire, quindi può vendere solo pezzi della propria vita, si ritrova a vivere di stenti, a sopravvivere. 
Il ragionamento di sopra, letto con superficialità, può sembrare fumoso e campato in aria. Ognuno di voi, prima di giudicare, ripensi però alla propria vita lavorativa in quei termini. Scommetto che, facendolo, molti di voi finirebbero per darmi ragione.
Alla luce delle attuali condizioni della nostra società, dove miliardi di persone soffrono a causa della svalutazione della propria vita, della dittatura dell'economia e del denaro, ditemi voi se non sia importante affrontare questi argomenti in un romanzo. Da sempre i romanzi affrontano, ognuno a modo proprio, i temi più caldi dell'epoca in cui vengono scritti. Attualmente la dittatura del denaro è una questione spinosa che ci schiaccia quasi tutti, da cui nascono anche tanti altri problemi che occupano le prime pagine dei nostri giornali, eppure in pochi vi dedicano romanzi o altro tipo di scritti. Si preferisce affrontare temi come immigrazione, amore omosessuale e violenze sulle donne, che sono importantissimi, non dico il contrario, ma vengono trattati principalmente perché di moda, non in virtù di una riflessione profonda, ed il risultato è la proliferazione di romanzi vuoti e pieni di retorica. Io le mode non le seguo, ho voluto occuparmi del tema che mi toccava più da vicino senza fare calcoli sulle possibilità di vendita. Come cantava Guccini, "vendere o no non passa tra i miei rischi", e per me forse vale anche "poi sono nato fesso".
Chi legge Il prezzo della vita si trova davanti una storia che fa vedere, da un punto di vista differente, quello che molti di noi subiscono quotidianamente, la dittatura del denaro e della ricchezza. Quando ho scritto non mi sono preoccupato di dare alle stampe qualcosa da condividere sui social network, ho pensato piuttosto ad inventare una storia che stimolasse nei lettori delle riflessioni importanti. Ogni volta che mi appresto a scrivere, mi preoccupo di non essere banale e di accendere una miccia che faccia esplodere nuove idee nella mente del lettore, non importa poi se sarà d'accordo o meno con me. Il compito che mi sono dato è quello di far nascere nuove domande, non risposte.

Potete seguire la mia attività su questo blog, sulla pagina Facebook "Francesco Abate, lo scrittore battipagliese" (https://www.facebook.com/FrancescoAbatescrittore/?fref=ts) e su Twitter "@FrancescoAbate3".

Grazie mille e buona lettura.

Francesco Abate

Francesco Abate nasce a Salerno il 26 agosto 1984, ma da sempre vive nella città di Battipaglia. Sin da piccolo manifesta interesse prima per la lettura, poi per la scrittura. Comincia ad abbozzare i primi romanzi già ai tempi del liceo, ma la prima pubblicazione arriva solo nel 2009 con Matrimonio e piacere. Il prezzo della vita è la sua prima pubblicazione per CSA Editrice. Pubblica anche poesie sul sito Spillwords.com.

Nessun commento:

Posta un commento

La discussione è crescita. Se ti va, puoi lasciare un commento al post. Grazie.